La vera storia che sta determinando il triste destino dell’Ospedale di Carmagnola (TO)
La giunta regionale piemontese, da due anni (2011) a questa parte, sta mettendo in atto un disegno perverso per depotenziare grandemente, se non chiudere, uno degli ospedali con maggiori prospettive di sviluppo dell’intera Regione Piemonte: il San Lorenzo di Carmagnola.
L’Ospedale San Lorenzo risale al XIV secolo. Nel 1584 l’antica fabbrica venne demolita per allargarne le fortificazioni. Nel 1754 fu avviata la costruzione, così come appare adesso, disegnata dall’architetto Filippo Castelli. Tra il 1787 e il 1790 venne costruita la manica a nord e nel 1856 si aggiunse il braccio a levante, progettato e realizzato sotto la direzione dell’architetto Alberto Tappi di Carignano. Si susseguirono, da allora, numerosi interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria. Il 25 giugno 1999 cominciarono ad essere realizzati importanti interventi strutturali: partirono i lavori per la ristrutturazione del fabbricato storico, con il recupero del sottotetto dove poi troveranno la loro collocazione i reparti di chirurgia e urologia (con camere a due letti con bagno e televisore). Il presidio venne, inoltre, ampliato con la costruzione di un nuovo edificio, la “Piastra dei servizi”, di 5.500 metri quadrati, collegato al fabbricato storico attraverso due “pensiline”. Il 5 luglio 2002 venne consegnato alla cittadinanza il terzo piano dell’ Ospedale San Lorenzo, completamente e finemente ristrutturato. Il costo del recupero fu di circa 2.220.800,00 euro. Nella stessa data venne inaugurata la “Piastra dei servizi”, dove sono collocate le attività mediche di supporto all’ospedale. Al pianoterra sono collocati il Pronto Soccorso e la postazione 118 (MSA), gli Ambulatori Specialistici, la Radiologia (con tre sale di diagnostica tradizionale, due di ecografia, una sala dedicata alla senologia e una sala TAC) e il Centro Prelievi. Il primo piano è dedicato al blocco operatorio (con tre modernissime sale e annesso Centro di Sterilizzazione), al reparto di Ginecologia e Ostetricia (camere a due letti, ampie e confortevoli, con servizi igienici ed attrezzature per la cura del bambino nei primi giorni di vita). Nello stesso periodo venne anche ammodernato il Laboratorio Analisi che già nel 2000 fu certificato secondo le norme ISO 9001: 2000. Nel 2005 partirono i lavori per la completa ristrutturazione del fabbricato storico. L’8 ottobre 2008 fu inaugurato il Reparto di medicina con due sezioni di degenza ordinaria (camere a due letti per 45 posti letto), un’area monitorizzata, il Day Hospital, una struttura semplice di Lungodegenza (con 14 posti letto) e numerose attività ambulatoriali. Il 6 maggio 2011 fu, infine, inaugurata la nuova struttura di recupero funzionale e il nuovo reparto pediatria dell’Ospedale.
A maggio 2011 si conclude, quindi, il percorso di ampliamento e di riordino dell’Ospedale San Lorenzo, un ospedale che si presenta, nel mondo dei servizi sanitari, come una delle migliori strutture presenti nella regione Piemonte: per architettura, per umanizzazione, per livello di accoglienza, per disponibilità di spazi idonei. Una vera e propria eccellenza a cui si affianca personale medico, infermieristico e ausiliario motivato, preparato e in continuo aggiornamento.
Ma il maggio 2011 è anche il mese in cui il San Lorenzo si colloca, inevitabilmente e suo malgrado, sul mercato immobiliare piemontese, finendo sotto la lente di ingrandimento della sanità privata e della Giunta Regionale che prende a proprio esempio il modello lombardo affaristico immobiliare (e anche clientelare) del sistema Formigoni. E l’ospedale di Carmagnola, nella rete piemontese, è uno dei pochi che si può prestare a tale disegno. E, all’interno dell’ASL TO5, non lo possono sicuramente né l’ospedale di Moncalieri – struttura intasata, senza possibilità di sviluppo, con altissime criticità sulla sicurezza del personale e dei pazienti come dimostrato da documenti ufficiali e ignorati ad arte dalla dirigenza strategica dell’ASL -, né l’ospedale di Chieri, fuori portata da facili vie di comunicazione. Lo può, invece, l’ospedale di Carmagnola: nuovo, bello, a norma sotto tutti i profili, con spazi e servizi all’avanguardia, con ampi parcheggi e facili zone di alienazione nei dintorni, con possibilità di sviluppo nella struttura a piastra sia dal punto di vista strutturale che tecnologico e servito benissimo dai treni e dall’autostrada. Cosa volere di più?
Inesorabilmente, come una bomba ad orologeria, incominciano i tentativi di depotenziamento del San Lorenzo.
Lo scempio prende l’avvio operativo con l’assegnazione – proprio nel 2011 – all’ASL TO5 di Briccarello Giovanna (testa di ponte partitica del governatore Cota), uno dei peggiori Direttori che mai la Sanità piemontese abbia avuto (non a caso dirottata dopo il “servizio” a Carmagnola verso il “servizio” di distruzione dell’ospedale valdese). Con la scusa della “riorganizzazione estiva” e del “risparmio” chiude per i tre mesi estivi il “punto nascita” (ostetricia e nido, con ovvie ricadute sulla pediatria). La mossa è di grande e sottile perfidia: prepara il campo al futuro depotenziamento, negando tre mesi di regime operativo e, di conseguenza, sottostimando le statistiche (numeri di interventi e ricoveri) che determineranno la “produttività” dell’anno 2011 e nei primi mesi. di quello successivo (per effetto”traino”). I dati depotenziati, creati ad arte, saranno adottati dalla Regione Piemonte, per avvallare le proprie scelte di indebolimento generale dell’Ospedale di Carmagnola.
Con l’abile regia della lobby affaristica che guida le scelte piemontesi in campo sanitario, a ruota la giunta regionale affida per il 2012 e il 2013, a 106.000 euro all’anno, una consulenza a Ferruccio Luppi affinché si occupi della valorizzazione immobiliare e della gestione del patrimonio. Luppi è membro del CDA del più grande ente di gestione fondi immobiliari (Idea Fimit SGR, holding con 10 miliardi di masse in gestione e 31 fondi immobiliari di cui 5 quotati nel segmento MIV, Mercato Telematico degli Investment Vehicles, di Borsa Italiana), ma soprattutto è presidente di Générale de Santé, il gruppo ospedaliero con 110 strutture di cura private e oltre 35.000 dipendenti in Francia, leader nel settore della sanità privata (Il Gruppo. recupera strutture pubbliche per trasformarle in strutture private. Un colosso che ha tra i principali soci Antonino Ligresti, De Agostini e Mediobanca: fa parte, quindi, di un progetto che, in prospettiva, ha come scopo quello di finanziare le strutture private con i soldi pubblici.
Ed è ovvio che il “San Lorenzo” è un boccone prelibato e succulento.
Luppi, dopo avere intascato quello che poteva dalla Giunta regionale e dopo avere dettato le regole di svendita del patrimonio pubblico sanitario ed averne individuato i gioielli da dismettere, lascia la consulenza ai primi di maggio 2013. Una mossa abile e cinica per aver mano libera nella gestione privatistica. Queste le sue affermazioni: “Parte delle proposte da me formulate sono in corso di realizzazione…”. Un passaggio semplice, ma efficace: dal conflitto di interesse all’interesse dal conflitto.
Le mani avide cominciano ad accerchiare il San Lorenzo
A questa strategia generale si affiancano, però, altre piccole strategie, al solo scopo di depistare e alterare i dati a tutto svantaggio dell’Ospedale San Lorenzo.
Il primo giochetto messo in atto, proprio dalla Direzione Strategica dell’ASL TO 5 è stato quello di decapitare le dirigenze presso l’Ospedale di Carmagnola (nessun Direttore di Dipartimento ha sede presso il San Lorenzo). Questo giochetto si conclude a metà maggio 2013 (fate attenzione, nuovamente, alle cadenze temporali!) con l’allontanamento della Capo Servizi del personale infermieristico e ausiliario. Lo scopo rientra in una logica ferrea e perversa della Direzione strategica aziendale: procedere – senza contestazioni interne – allo smembramento del Punto Nascita, assicurandosi libertà di manovra e discrezionalità per il licenziamento del personale interinale (30 persone) e per il dirottamento del personale in ruolo presso altre sedi.
Il secondo giochetto messo in atto è stato quello del taroccamento dei dati: a cominciare dal numero statistico non corretto sul numero dei parti presso il Punti Nascita fino ad arrivare alla menzogna della memoria difensiva, presentata al TAR dalla stessa ASL TO5, in cui si afferma, con spudoratezza, che presso il Punto Nascita di Carmagnola (intendendo la struttura ospedaliera) non è presente l’anestesista H 24, smentendo gli ultimi15 anni.
Il terzo giochetto è stato (ed è) l’utilizzo del debito pubblico e della crisi economica per giustificare e rafforzare di fronte all’opinione pubblica la necessità del depotenziamento dell’Ospedale di Carmagnola, cominciando con la disattivazione del Punto Nascita e assicurandosi – a parità o sottodimensionamento dei numeri di altre strutture – l’alibi per non procedere alla valutazione di scelte alternative, usando come bilancino le alleanze politiche o i rapporti di forza partitici.
Il quarto giochetto consiste (e siamo nella fase attuale) nell’“affrettare” i tempi di chiusura per rendere “affannosa” la protesta e la mobilitazione della popolazione e per non dare il tempo ai partiti e ai sindacati di recuperare il tempo perso, in parte colpevolmente, nei due anni trascorsi dalla prima momentanea chiusura del Punto Nascita. Mosse giocate dalla direzione strategica dell’ASL TO 5 tenendo un basso profilo, soprattutto comunicativo, per fare passare altre scelte, fra cui la contestuale chiusura della “Degenza Pediatrica” e senza il pudore di smentirsi da parte del Direttore Generale, Maurizio Dore che – alfiere locale della politica di depotenziamento del San Lorenzo – regala alla giunta che lo foraggia un pezzo dell’Ospedale, rinnegando addirittura quanto aveva affermato in una intervista rilasciata per iscritto. Di fronte all’ipotesi paventata dall’intervistatore sull’eventuale chiusura nelle ore notturne del reparto di pediatria con la conseguente impossibilità di ricoverare i bambini, Dore rispondeva testualmente in data 10 maggio 2013: “Non mi risulta che vi sia, allo stato, la necessità di ridimensionamento della Pediatria”. Doppia ipocrisia che non può essere giustificata dalla furbesca locuzione “allo stato”: non solo, infatti, depotenziamento notturno, ma anche diurno con la chiusura totale delle degenze. In un documento distribuito dalla dirigenza strategica dell’ASL ai Direttori di Dipartimento, e regolarmente protocollato, viene testualmente citato: “Fino a giovedì 4 luglio si procede alla normale attività di ricovero pediatrico. Dal 5 luglio saranno sospesi i nuovi ricoveri ed i bambini saranno trasferiti dal PS pediatrico secondo le attuali procedure aziendali”.
Il quinto giochetto è quello di creare (e soprattutto in un prossimo futuro) situazioni di disagio lavorativo agli operatori sanitari, mettendoli in condizione di lavorare con minori livelli di sicurezza ed “obbligandoli” a chiedere misure che, a tutti gli effetti, concorreranno ad un ulteriore depotenziamento della struttura ospedaliera (vedi la disattivazione della presenza dell’anestesista di notte e il sabato e la domenica con conseguenti ricadute negative sulle attività di Pronto Soccorso e su tutte le emergenze che si possono verificare negli altri reparti e servizi ospedalieri. La situazione assistenziale e clinica che verrà a crearsi sarà, ovviamente di criticità per la sicurezza dei pazienti e, stante così la situazione., non si potrà ovviare se non depotenziando le attività di presa in carico dei pazienti).
Ai giochetti, inoltre, si affianca la “vendita” del patrimonio immobiliare ai privati, come la cessione della struttura del Distretto di Carmagnola di via Avvocato Ferrero, per un importo d’asta che risulta essere, a scanso di informazione errata, fra gli 800.000 e un milione di euro.
In tale modo si stanno sviluppando anche le condizioni esterne per la creazione di quel “complesso privato” che si trova in sottotraccia in tutta questa ambigua e triste storia. La strategia messa in atto non è facilmente riconoscibile dal cittadino, ma procede in maniera costante, logorante e subdolamente confondendo il depotenziamento come “riqualificazione”.
La vicenda del San Lorenzo é paradigmatica di una concezione fallimentare della gestione della sanità pubblica.
Ognuno, con i propri mezzi, deve opporsi a questo sistema e a questo modello che rappresenta un vero e proprio attentato ad uno dei diritti fondamentali dell’uomo: quello della salute.
Questo modello non è accettabile e non può essere assolutamente esportato e non è esportabile!
L’ospedale San Lorenzo non è di Cota, di Luppi, di Cavallera e di nessun altro rappresentante politico, di qualsiasi parte sia. E’ un bene pubblico che è stato dato in prestito ai cittadini carmagnolesi e del circondario per le future generazioni.
Difendiamolo e continuiamo a difenderlo anche dopo l’eventuale scippo del Punto Nascita: quello che ci verrà rubato dovrà essere reso, e – soprattutto.- bisogna continuare a vigilare e presidiare perché non si innesti un effetto domino pericolosissimo che deprivi ancora di più il San Lorenzo.
29 giugno 2013
by San Lorenzo